Sin dal primo giorno in cui ho sentito parlare di Epicuro e della sua filosofia una cosa mi ha colpito. L’obbiettivo.
Epicuro fa filosofia per essere felice: Vana è la parola di quel filosofo dalla quale nessun male dell’anima viene medicato.
Ma non è solo questo: per Epicuro stare a chiacchierare con gli amici nel Giardino – fare filosofia – è di per se un piacere.
La filosofia di Epicuro non si limita all’etica, ma questa ne è la parte centrale. La Fisica, per quanto affascinante e decisamente più apprezzabile rispetto a quella dei suoi contemporanei, rimane uno strumento al servizio del vivere felicemente.
Stabilito a cosa serve la filosofia, vediamo come questa può rendersi utile per essere felici.
Due sono le cose principali, l’amicizia ed il calcolo dei piaceri.
Mangiare senza amico è divorare di leone o di lupo. Possiamo trovare tutto quello che vogliamo, ma se non abbiamo qualche amico con cui condividerlo non ce lo godremo appieno.
Epicuro non sta a spiegare perché l’amicizia è così importante. È una cosa ovvia. Spiega però ché l’amicizia non nasce per utilità reciproca, ma non disdegna di trarne dei benefici concreti, in caso di necessità. Non è tanto dell’aiuto degli amici che noi abbiamo bisogno, quanto della fiducia che essi ci aiuterebbero nel caso ne avessimo bisogno.
Il calcolo dei piaceri è una delle cose più controverse della filosofia epicurea. Se vogliamo semplificarlo al massimo possiamo riassumerlo così: prima di compiere una qualunque azione domandati quali saranno le conseguenze, nel bene e nel male, valuta il piacere che ne trarrai ed eventuali effetti collaterali negativi. Infine trai le tue conclusioni.
Il piacere è bene primario e naturale per noi, per questo non scegliamo ogni piacere. Talvolta conviene tralasciarne alcuni da cui può venirci più male che bene, e giudicare alcune sofferenze preferibili ai piaceri stessi se un piacere più grande possiamo provare dopo averle sopportate a lungo.
Dall’esperienza del calcolo dei piaceri Epicuro trova un altro elemento fondamentale per la vita felice: la sobrietà. Se vuoi rendere ricco Pitocle, non aggiungere qualcosa a ciò che possiede ma sottrai qualcosa a ciò che desidera. Ed anche Niente basta a quell’uomo per il quale ciò che basta sembra poco.
Per essere veramente felici bisogna imparare ad apprezzare quello che si ha, con semplicità e a non lasciarsi andare ai desideri che, se lasciati liberi, non hanno limite.
Infine di Epicuro apprezzo tantissimo l’umanità. Le sue amicizie, numerose e profonde, la sua tenerezza (che leggiamo nei pochi frammenti rimasti della sue lettere personali), la sua coerenza verso il suo insegnamento.
Queste sono le parole che ha scritto prima di morire: Epicuro ad Ermarco, salute: Volgeva per me il supremo giorno e pur felice della mia vita, quando questo ti scrivevo. Così acuti erano i miei mali della vescica e dei visceri, che più oltre non poteva procederne la violenza. Pure ad essi tutti s’adeguava la gioia dell’animo, nel ricordare le nostre dottrine e le verità da noi scoperte. Ora tu, come si conviene alla buona disposizione che fin dalla prima adolescenza mostrasti verso me e la filosofia, abbi cura dei figli di Metrodoro.
So di aver trascurato tantissimi aspetti della filosofia epicurea, molti di questi importantissimi.
Spero comunque che questa sintesi veloce ed arbitraria possa essere utile.