Quale è stata l’importanza della riscoperta rinascimentale di Epicuro e di Lucrezio per la nascita e per lo sviluppo della filosofia politica moderna?
In genere si tende ad interpretare la modernità come una sorta di secolarizzazione del cristianesimo, ma, mettendo in luce come in molti dei suoi principali esponenti scorresse una vena di ateismo lucreziano, il volume mostra invece come una sua cospicua parte possa essere intesa come un tentativo di ‘liberarsi’ del cristianesimo e dell’aristotelismo. E come, giunte per vie parzialmente inesplorate, le dottrine epicuree, che delineano un paradigma interpretativo dell’uomo diverso da quello classico e da quello cristiano, siano presenti nei principali esponenti di quello che Hayek definisce il ‘vero individualismo’: Mandeville, Hume, Menger. Vale a dire nei teorici delle istituzioni sociali come possibili esiti di azioni umane tendenti a perseguire valori e fini soggettivi.
Ricostruendo la dottrina epicureo-lucreziana dell’utilità, del linguaggio, del clinamen, del diritto, della politica e la sua trasformazione in Hobbes, Gassendi, Spinoza e Bayle, il volume indaga sul modo in cui essa è stata intesa da protagonisti della tradizione individualistica: Mandeville, Galiani, Hume, Montesquieu, Smith, Burke, Ferguson, Menger, Mises e Leoni.
Si tratta di un’indagine su quella congiunzione di ateismo e di edonismo politico introdotta dall’epicureismo moderno che, per Strauss, ha dato vita ad “una rivoluzione che si è diffusa dappertutto e alle cui proporzioni nessun altro pensiero si è mai finora avvicinato”. Una rivoluzione che ha dato origine ad un utilitarismo individualistico e ad uno statalistico, e che però non contagia i Libertarians i quali subiscono il fascino del razionalismo etico di Aristotele.
Dunque, un’interpretazione fortemente innovativa tanto della nascita del liberalismo, quanto della filosofia politica moderna, che poggia su una rigorosa analisi dei testi e che a tratti si sviluppa come un romanzo.
Raimondo Cubeddu, già professore ordinario di Filosofia politica all’Università di Pisa, è Senior fellow dell’Istituto Bruno Leoni. Si è occupato di Popper, di Strauss, della Scuola Austriaca, di Leoni e di vari esponenti della tradizione liberale e libertarian, di teoria delle istituzioni e delle dottrine del diritto naturale.
Tra le sue pubblicazioni: L’ombra della tirannide. Il male endemico della politica in Hayek e Strauss, 2014; La natura della politica, 2016; Individualismo e religione nella Scuola Austriaca, 2019; La cultura liberale in Italia, 2021; Scambio dei poteri e stato delle pretese. Scritti su Bruno Leoni, 2021; Il valore della differenza. Studi su Carl Menger, 2021. Ha curato le edizioni italiane di opere di Böhm-Bawerk, di Hayek, di Leoni, di Menger e di Strauss.