Sono circa 2.000 i caratteri greci rilevati con l’aiuto dell’intelligenza artificiale all’interno di uno dei 1800 papiri ritrovati nella Villa dei Pisoni di Ercolano e carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio del 79 dc. Nonostante le critiche condizioni dei reperti ne hanno scoraggiato l’apertura, le ricerche non si sono fermate, rendendo la sfida ancora più interessante: l’università del Kentucky ha lanciato la Vesuvius Challenge, il concorso che vede in palio un milione di dollari per chi contribuirà maggiormente alla ricerca che coinvolge cinquecento dei papiri non svolti.
Il papirologo Gianluca Del Mastro, professore associato dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, è uno dei due papirologi italiani nella giuria di sei esperti da ogni luogo del mondo.
“La Vesuvius challenge – spiega Del Mastro – è solo l’ultima fase di un lungo lavoro preliminare”.
Infatti, anni fa, la biblioteca nazionale di Napoli ha stipulato un protocollo di intesa con l’università dei Kentucky per un progetto che coinvolge sia i papiri aperti che quelli non svolti. La nuova ricerca avviata sui rotoli già aperti coinvolge nuove tecniche, oltre alle immagini agli infrarossi, come la fotogrammetria: il papiro viene ripreso e fotografato da più parti.
“Si tratta di un metodo rivoluzionario – commenta Del Mastro – che consente di entrare nel papiro, catturando ogni piega, le quali potrebbero contenere lettere nascoste. Sono tanti i dottori di ricerca e assegnisti napoletani del CISPE che partecipano a questo progetto: hanno fatto loro le fotografie, che poi sono state riprese nel Kentucky”.
Più focalizzata sui papiri non svolti è la ricerca portata avanti da Educe Lab dell’Università del Kentucky.
“Questa seconda parte del progetto è stata realizzata a partire da alcuni rotoli nella Biblioteca Nazionale di Napoli e dal Papiro Parigino 4, dell’Institut de France di Parigi, uno dei sei papiri donati a Napoleone nel 1802. Su quest’ultimo documento si sono concentrati i lavori: non basta più fare la scansione del papiro, va fatta una tomografia molto profonda, dettagliata, che viene fatta all’interno di acceleratori di particelle.”
La procedura consente di penetrare il reperto, scansionando ogni micron e producendone, quindi, un’immagine dettagliatissima.
“Il file dell’intero reperto supera i due terabyte di dimensione, una grandezza enorme. L’approccio post-scansione eseguito e sviluppato negli ultimi anni ha segnato la svolta per la ricerca: il rotolo viene segmentato pezzo per pezzo, le singole circonferenze scannerizzate vengono digitalmente ritagliate ed estrapolate dal resto, per poi essere rese piane (come se il papiro fosse srotolato virtualmente). Da questi materiali ha inizio l’ultima fase, ossia quella della ink-detection, del recupero dell’inchiostro: è la fase più complicata, su cui si concentra la Vesuvius challenge lanciata dall’Università del Kentucky”.
La challenge, sponsorizzata dall’imprenditore della Silicon Valley, Nat Friedman, si configura come un concorso internazionale: sono stati centinaia tra enti universitari e privati a concorrere per il montepremi di 1 milione di dollari.
I primi risultati sono stati raccolti a settembre, con il nuovo modus operandi di Luke Farritor, un giovane informatico del Nebraska, che si è aggiudicato la prima parte del premio. Il team che si è aggiudicato il premio finale è composto dallo stesso Farritor, insieme a Youssef Nader e Julian Schillinger: i giovani sono riusciti per la fine del dicembre 2023 a fornire quindici colonne di testo, avendo allenato l’intelligenza artificiale a riconoscere l’inchiostro dai file forniti dalle ricerche preliminari.
“Come team di papirologi – continua Del Mastro – non abbiamo esitato a scegliere i vincitori del grande premio di 700mila dollari. Il loro lavoro ci ha concesso di leggere quindici colonne del papiro, che presenta esattamente le caratteristiche dei già analizzati papiri ercolanesi, con una scrittura greca di ottima qualità e risalente in un periodo compreso tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. Il testo è di natura filosofica: si parla delle percezioni umane e di come gli uomini percepiscono determinati agenti esterni. In particolare, ci sono dei riferimenti al suono, alla musica e soprattutto al gusto. Più in particolare, il testo pone il problema di ricercare la natura della relazione tra la frequenza con cui i cibi vengono ritrovati in natura e il piacere che gli stessi cibi scaturiscono. Non si conosce l’autore, in quanto il titolo si trova nella parte più interna, ma immaginiamo potrebbe essere di Filodemo.”
I prossimi passi saranno decisivi per continuare la ricerca: si tratta di velocizzare questo sistema e di applicarlo a più scansioni, con una segmentazione più rapida e possibilmente automatizzata. Dopodiché si passerà ad altri rotoli che potrebbero contenere testi inaspettati.
“La biblioteca di Ercolano è filosofica e specializzata su temi di filosofia epicurea. L’epicureismo è una filosofia che molto ha polemizzato con altre scuole filosofiche, per porre critiche è necessario conoscere anche l’oggetto della critica: possiamo quindi ipotizzare la presenza di testi stoici. Niente ci vieta immaginare che ci siano altri testi, come i restanti libri del “Sulla Natura” di Epicuro o i grandi classici della letteratura greca. Questi sono gli importanti desiderata.
Poi c’è l’ignoto: non possiamo sapere se in quella biblioteca ci fossero libri diversi. Abbiamo recuperato pochi papiri latini, ma potrebbero essercene altri. Magari altre opere greche di poesia o storiografia, o scritti che non conosciamo, che l’età medievale non ci ha restituito”, conclude il papirologo.
Giulia Ariti