Un viaggio tra i papiri per capire il lavoro dei papirologi, il “vedere l’invisibile” attraverso i reperti, nell’impresa di ricostruire il pensiero di Epicuro. Un viaggio per immagini, cercando di capire la diffusione e la popolarità del pensiero epicureo. Con un’appassionata esposizione, Gianluca Del Mastro, papirologo dell’università della Campania, ha preso la parola nella seconda giornata del Festival Epicureo di Senigallia, sul tema “Vedere l’Invisibile: dalla filosofia epicurea al compito dello studioso“.
“Il titolo Vedere l’invisibile parte da ciò che i papirologi fanno tutti i giorni – così introduce il tema – il vediamo dei testi che sono lì, ma il cui inchiostro nero si confonde con il fondo carbonizzato del papiro. La filosofia di Epicuro è una filosofia complessa, ma di cui mancano diversi tasselli. Di Epicuro abbiamo primariamente Diogene Laerzio, che non fa altro che raccogliere informazioni di filosofi, che dedica il X libro delle Vite dei Filosofi ci restituiscono tre lettere e massime capitali. Poi abbiamo la tradizione indiretta, composta da centinaia e centinaia di frammenti. Abbiamo Lucrezio con il De Rerum Natura, che riprende i trentasette libri del “Sulla natura” di Epicuro. Abbiamo anche i manoscritti Vaticani, che ci fanno capire che la filosofia di Epicuro era conosciuta in massime nel medioevo. Noi però sappiamo che Epicuro ha scritto moltissimo, ma noi non ne abbiamo nulla. Quindi noi cerchiamo di vedere l’invisibile”.
Il percorso è iniziato dal più antico testimone dell’epicureismo,trovato nella Villa dei Papiri, che risale al III secolo a.C., contemporaneo ad Epicuro, per poi passare attraverso papiri antichi che derivano dall’Egitto, databile al II secolo a.C.; “Questo ci fa capire che l’epicureismo era diffusissimo anche nell’Egitto e non solo ad Alessandria, ma quasi a 200 chilometri”, commenta Del Mastro.
Testimonianze del I secolo d.C., in cui qualcuno promettere di inviare papiri di Epicuro e di Metrodoro a qualcun’altro, ma anche mosaici epicurei ritrovati in Francia. Epicuro ha attraversato, quindi, il tempo e lo spazio, trovando formulazioni in papiri frammentati di epicurei tardi, manoscritti che riportano frammenti. Quella di riprendere, citare, Epicuro e gli epicurei, però, è una tendenza che, nel tempo, viene a scemare, probabilmente a causa della preponderanza della filosofia neoplatonica e aristotelica, lasciando un grave buco conoscitivo ai contemporanei – aggravato dalle condizioni di illeggibilità dei papiri di Ercolano.
“Diamo ogni giorno gran parte delle nostre vite per leggere maggiormente il messaggio epicureo, ogni giorno di più per vedere l’invisibile”, conclude Del Mastro.