Toccante e coinvolgente: l’esposizione del poeta Milo De Angelis e le letture di Viviana Nicodemo al Festival Epicureo di Senigallia hanno regalato al pubblico un momento molto intenso.
Milo De Angelis ha aperto il proprio intervento parlando del suo rapporto con Lucrezio e il De Rerum Natura, di cui ha pubblicato una traduzione a suo nome per Mondadori.
“Lucrezio mi accompagna da una vita intera – con queste parola ha iniziato la sua presentazione al pubblico – un poeta che canta l’infinito e il nulla insieme. Sentivo in lui un grande solitario, un isolamento rispetto al suo tempo.”
Lucrezio, infatti, appare come un personaggio in contrasto con il tempo che lo circonda, ma in contrasto anche con il suo maestro, che ammira ma da cui, secondo De Angelis, si discosta. Questa vicinanza e allontanamento insieme sono visibili nell’angoscia che pervade tutto il poema, ma anche il tema della morte, di cui, però, non bisogna avere paura. Infatti, citando il De Rerum Natura: “La vita è data in prestito a tutti ma non è proprietà di nessuno”.
“Lucrezio è in contrasto con il proprio maestro Epicuro – spiega De Angelis – lo venera come sapiente e lo tradisce letterariamente, sul piano caratteriale, stilistico. Lucrezio è ossessionato dalla morte: in tutto il libro vediamo l’angoscia dell’uomo: una paura senza oggetto, una angoscia che perde il complemento di specificazione”.
Durante l’esposizione, De Angelis ha portato l’attenzione su tre temi particolari: la natura, che caratterizza tutti e sei i libri del De Rerum Natura, la condizione umana, di cui si parla particolarmente nel terzo, e l’immagine degli amanti, che emerge nel quarto libro. Ogni tema presentato ha seguito la lettura teatrale dei versi lucreziani ad opera di Viviana Nicodemo, che ha emozionato tutti i presenti in sala con l’impersonificazione della natura, a tratti matrigna, che Lucrezio ritrae nei suoi esametri.