Vedere l’invisibile, Leonardo Galli: “La meraviglia di Lucrezio guarda ad Epicuro”

di | 2024-07-17

I fenomeni naturali meravigliosi, i “mirabilia”, di Lucrezio nel De Rerum Natura sono quanto è stato discusso da Leonardo Galli all’interno della sua tesi di dottorato, “Scienza e meraviglia in Lucrezio: un rapporto conflittuale”. Si tratta della seconda tesi premiata dall’operatore marchigiano NetoIp che ogni anno premia le migliori tesi sulla filosofia epicurea. 

Jürgen Hammerstaedt, uno dei componenti della giuria del premio NetoIp, ha definito la tesi un “lavoro magistrale” per quanto riguarda il carattere filologico, con “grande maturità di analisi dei fenomeni meravigliosi della poesia lucreziana”. 

“Quasi sul finire del de Rerum Natura, poco prima della sezione finale, Lucrezio si propone di esaminare fenomeni particolari – così inizia Leonardo Galli il proprio intervento – si tratta di fenomeni come le piene del Nilo, il magnete. Tutti i fenomeni presentano delle caratteristiche che consentono di qualificarli come “mirabilia”, l’opposto di ciò che si definisce normale (norma che si ripete nel tempo e spazio). Nel pensiero antico la polarizzazione normale/anormale si pone all’origine dell’opposizione naturale/meraviglioso. Ciò che è meraviglioso è anormale e eccezionale, si situa ai confini della credibilità. Il meraviglioso è al confine del razionale. Il meraviglioso è inteso come un segno tangibile del soprannaturale: ciò che è meraviglioso viene a coincidere con ciò che è sovrannaturale. Per Lucrezio non c’è distinzione tra religione e superstizione, che impediscono l’atarassia, a differenza di Epicuro. La religione nasce dal fatto che gli uomini non comprendono i fenomeni naturali.”

Nell’analisi di Galli, Lucrezio cerca di disinnescare il potere della religione: l’obiettivo è scardinare il “nuovo”, “tutte le cose non sono nulla di fronte all’infinità dell’universo, tutto ciò che supera i limiti risulterà inferiore a qualcos’altro”. Lucrezio ammonisce i suoi lettori: “nihil admirari”, “non meravigliarti di nulla”.

Un’affermazione in perfetto contrasto con la visione di Platone e Aristotele, secondo cui la meraviglia era la molla della ricerca. “Naturalizzare il meraviglioso – sottolinea il secondo premio NetoIp – ha una ricaduta etica di assoluta importanza: è dalla normalizzazione di questi fenomeni che può conseguire l’imperturbabilità dell’anima.”

“Io ritengo – conclude – che la tensione tra il meraviglioso nei fenomeni lucreziani e il monito “non meravigliarti” sia uno stratagemma retorico: la meraviglia deve essere rivolta ad Epicuro, grazie a cui non ci meravigliamo di nulla”.