Torna Phillip Mitsis. A pochi mesi dalla pubblicazione di “La Libertà, il Piacere, la Morte, studi sull’epicureismo e la sua influenza” esce “La teoria etica di Epicuro. I piaceri dell’invulnerabilità”. Anche questo volume è stato tradotto e curato da Enrico Piergiacomi di cui comprende un breve saggio.
Il libro è stato pubblicato da L’Erma di Bretshneider, una casa editrice davvero di alto livello. Il prezzo è di 105€ per la versione cartacea e 85€ per la versione in pdf. Non esiste un ebook. Ma per fortuna se siete una persona fisica e non un’istituzione potete avere il libro a 35€. Si tratta di un volume di 224 pagine davvero dense di filosofia.
Il professor Mitsis ha la stupefacente capacità di analizzare il pensiero di Epicuro da ogni punto di vista. Mette alla prova le teorie etiche di Epicuro, attaccandole da ogni angolazione possibile, e, solitamente evidenziando come queste possano resistere a tutti gli attacchi.
A differenza che nel volume precedente però in questo caso Mitsis trova alcune contraddizioni interne al pensiero di Epicuro.
In particolare mi hanno colpito le contraddizioni evidenziate da Mitsis sul tema dell’amicizia. Ho riletto più volte quel capitolo. Tento quindi di riassumere le critiche di Mitsis e di rispondere in vece di Epicuro, ben conscio che l’argomento non si può esaurire in poche righe.
“L’amicizia è per se stessa desiderabile, ma trae origine dall’utile” (SV23) dice Epicuro. Ma se è desiderabile di per se, allora vuol dire che lo scopo della filosofia di Epicuro non è la sola felicità, ma l’amicizia è un valore a parte, risponde Mitsis.
Ma – lo stesso Mitsis lo ipotizza – l’amicizia è desiderabile per se stessa in quanto procura piacere direttamente, non solo ad esempio attraverso i doni degli amici.
Se Epicuro – insiste Mitsis – ritiene che il saggio può sempre essere felice, allora non può affidarsi all’amicizia perché l’amicizia non dipende esclusivamente da noi ma anche dal nostro amico. Così il saggio si espone a vari rischi, ad esempio al rischio di tradimento.
Mi pare curioso che proprio l’amicizia – che Epicuro dice nascere dall’utilità reciproca, ovvero dall’avere qualcuno a cui chiedere aiuto nei rari casi in cui la sfortuna ci colpisca più forte di quanto siamo pronti a sopportare – venga accusata di mettere a rischio la felicità del saggio.
“Non è tanto dell’aiuto degli amici che noi abbiamo bisogno, quanto della fiducia che al bisogno ce ne potremo servire” (SV34). E anche “Quel medesimo pensiero che ci affida d’ogni timore insegnandoci che nessun male è eterno e duraturo, vede perfetta quant’altro mai, pur nei limiti entro i quali si svolge la nostra vita, la sicurezza che ci viene offerta dall’amicizia.” (MC 28)
Al contrario dell’edizione italiana i saggi di questo volume sono cronologicamente di molto precedenti a quelli de “La Libertà, il Piacere, la Morte” e si accenna anche ad un cambiamento delle idee dell’autore su Epicuro negli anni. Sarei quindi curioso di conoscere l’evoluzione del pensiero di Mitsis in particolare proprio sull’amicizia epicurea.
La lettura di questo libro è fortemente raccomandata a tutti quelli che vogliono seguire il consiglio con cui Epicuro chiude la sua lettera a Meneceo: “Rifletti continuamente, da solo e con gli amici, su quello che ti ho scritto e su cose simili, così sarai libero dall’ansia e vivrai come un dio tra gli uomini: non sembra certo mortale l’uomo che vive tra beni immortali.“
Le considerazioni di Mitsis sono sempre intelligenti e degne di lunghe e proficue riflessioni.