Phillip Mitsis ha raccolto in questo volume una serie di saggi sui tre temi principali che Epicuro affronta nella Lettera a Meneceo, il piacere, la morte che non dobbiamo temere ed il libero arbitrio.
Mitsis mette a dura prova le sentenze di Epicuro. Le definisce controintuitive (ed effettivamente non è affatto intuitivo non temere la morte). E le confronta con il pensiero di altri filosofi, sia suoi contemporanei che molto più vicini ai nostri tempi.
Epicuro ne esce sempre indenne. Filosoficamente non è affatto facile smontare le sue argomentazioni.
Mi ha lasciato molto impressionato la profondità di pensiero di Phillip Mitsis, capace di dedicare pagine e pagine all’analisi di una singola frase di Epicuro.
Il libro è scritto per chi ha una buona cultura filosofica di base, ma credo che chiunque, con un po’ di pazienza e di buona volontà possa comunque comprenderlo e apprezzarlo, complice anche la buona traduzione di Enrico Piergiacomi. Purtroppo in alcuni dei saggi raccolti nel volume alcune parole in greco sono lasciate così, senza traduzione e traslitterazione. Mi dispiace perché questo rende più difficile la lettura a chi non ha effettuato studi classici.
Mi piace concludere con una frase tratta dalla conclusione al volume di Enrico Piergiacomi: “Gli Epicurei sono forse filosofi dell’antichità solo in senso temporale: per il resto, potrebbero essere interlocutori più vivi di un intellettuale di dieci anni fa.” Una frase che mi sento di condividere completamente.