Determinati a vivere una vita felice sulle orme di Epicuro

di | 27/07/2022

Partecipo al Festival Epicureo sin dalla sua prima edizione. Allora i, relativamente pochi, partecipanti avevano trovato ospitalità nella sala conferenze di un importante albergo della cittadina. Molta convivialità, estimatori del pensiero epicureo e studenti, tutti spalla a spalla per meglio conoscere la via alla felicità proposta da Epicuro. Con il passare degli anni, la macchina del Festival si è rivelata un meccanismo sempre più complesso: relatori di fama internazionale, importanti docenti universitari esperti del pensiero epicureo, nomi noti della cultura e dello spettacolo, location prestigiose nel centro della città di Senigallia.

Un fondamentale elemento di equilibrio è poi la commistione tra contributi del mondo accademico ma anche di appassionati della disciplina, che la coltivano unicamente per loro interesse. Questo è molto importante in quanto l’epicureismo nasce come un modo di vivere la vita, non come una dottrina teorica di spiegazione scientifica del mondo (la conoscenza è a servizio della pace interiore): è quindi a tutti ben chiaro come conoscere serva a fugare i timori ed a vivere in serenità nel giardino, secondo Epicuro; così che temperare le relazioni accademiche che sviscerano la dottrina epicurea, con esperienze personali di vita di altri appassionati che ne praticano i precetti nella vita, riporta proprio a questo inscindibile connubio tra conoscere e vivere sereni.

Confesso di attendere con molta aspettativa ogni rinnovata edizione del Festival. La vivo in modo schivo, stando in disparte e gustando le suggestioni suggerite dai relatori ed è proprio questa posizione isolata a costituire, per esprimere un giudizio, un ottimo punto di vista. Proprio come voleva Lucrezio il suo spectator, vedere di lungi mi dà l’occasione di apprezzare tutta la complessa organizzazione che la manifestazione comporta e, prima di tutto, la grande dedizione e determinazione di Michele Pinto nel gestire questo ingranaggio perfettamente calibrato.

A me, signor nessuno, Michele negli anni ha offerto ospitalità, convivialità, ripetuti inviti a pasti in comune, dono dei preziosi libretti che accompagnano il Festival in numero tale che io potessi farne uso con i miei studenti, possibilità di consultazione della sua fornita biblioteca epicurea, regali a non finire dei gadget della manifestazione. Dando, senza nulla chiedere in cambio, se non la gioia di esserci così da poterci incontrare.

Non sono a beatificare Michele Pinto, ma credo fermamente che il cuore incandescente di questa sua generosità parta dall’aver assimilato e dal tentare quotidianamente di mettere in pratica il messaggio epicureo più autentico: coltivare l’amicizia e gioire del presente, ricavando da esso tutto il significato possibile. Ringrazio Michele delle ventate di fresco ottimismo, positività e determinazione con cui scalda i nostri cuori ed apre le nostre menti a stimoli positivi e nutrienti. Ringrazio Michele di aver reso concreto e palpabile in Italia lo spirito del giardino di Epicuro: essere amici e condividere il cammino nella gioia del presente.

Andrea Maranini