Il primo libro su Epicuro uscito nel 2019 è “La libertà, il piacere, la morte. Studi sull’epicureismo e la sua influenza” di Phillip Mitsis, tradotto in italiano e curato da Enrico Piergiacomi.
Appena uscito il libro ho contattato il Prof. Piergiacomi.
Enrico Piergiacomi è storico del pensiero antico, specializzato nello studio dei Presocratici e della filosofia ellenistica, nonché studioso di teatro. È attualmente ricercatore di post-dottorato e cultore della materia di storia della filosofia antica presso l’Università degli Studi di Trento.
Enrico mi ha risposto con una gentilezza squisita. Ecco l’intervista che mi ha concesso.
Chi è il professor Phillip Mitsis?
Phillip Mitsis è uno filosofo e studioso di letteratura greco-romana, di storia della filosofia antica, della ricezione del pensiero antico in età moderna. Come professore, è affiliato al dipartimento di Lettere Classiche della New York University, nonché al dipartimento di Lettere, Filosofia e Studi giuridici della New York University Abu Dhabi. È poi direttore dell’American Institute of Verdi Studies di New York. Già questo semplice elenco dimostra la vastità degli interessi di Mitsis. La sua attività scientifica si concentra, tuttavia, soprattutto su due ambiti: la poesia epica e didattica antica (Omero, Esiodo, ecc.), per quel che riguarda il filone letterario, e i movimenti filosofici ellenistici (in particolare, Epicureismo e Stoicismo), per quanto concerne il versante filosofico.
Le pubblicazioni di Mitsis sono numerose e non avrebbe senso elencarle tutte in questa sede. Direi che il suo libro più importante è senza dubbio il volume tratto dalla revisione della sua tesi di dottorato: Epicurus’ Ethical Theory. The Pleasures of Invulnerability («La teoria etica di Epicuro. I piaceri dell’invulnerabilità»), pubblicato dalla Cornell University Press nel 1988 e di recente tradotto in francese da Alain Gigandet (L’éthique d’Épicure: les plaisirs de l’invulnérabilité, Paris, Garnier, 2014), con l’aggiunta di un nuovo capitolo sulla morte. Questo testo resta ancora oggi la monografia di riferimento per gli studi di etica epicurea, perché propone l’indagine più densa, sistematica e completa tra quelle esistenti. Altre pubblicazioni monografiche importanti e recenti si concentrano prevalentemente, infatti, su un unico problema isolato dagli altri (per esempio, la morte in Facing Death di James Warren del 2004, o la responsabilità individuale in Epicuro e la filosofia della mente di Francesca Masi del 2006), più che sulla teoria morale di Epicuro in senso lato.
Chi volesse conoscere meglio i titoli e le pubblicazioni di Mitsis può dare uno sguardo al suo profilo pubblicato sul sito della New York University (http://as.nyu.edu/faculty/phillip-mitsis.html). È possibile anche consultare la sua pagina su Academia.edu (https://nyu.academia.edu/PhillipMitsis), dove si possono scaricare e consultare alcuni dei saggi che ha pubblicato durante la sua carriera.
Il libro del Prof. Mitsis cosa aggiunge alla conoscenza che abbiamo su Epicuro? Quali sono le sue tesi principali?
Va precisato che il libro di cui parliamo (La libertà, il piacere, la morte. Studi sull’epicureismo e la sua influenza, Roma, Carocci, 2019), di cui sono sia editor che traduttore, consiste in una raccolta di saggi molto eterogenea, scritti in un lungo arco di tempo. Si va dal 1989, ossia l’anno immediatamente successivo alla pubblicazione del suo libro sull’etica epicurea e in cui gli interessi di Mitsis si concentravano soprattutto sulla riflessione epicurea sulla morte o tanatologia, fino ad arrivare al 2016, quando lo studioso ha all’attivo diversi studi dettagliati sulla ricezione dell’Epicureismo nei pensatori della cosiddetta “età moderna” (tra cui Hobbes, Gassendi e Locke). Da questo punto di vista, non c’è una tesi unica e definita che si vuole dimostrare. Il volume intende presentare in Italia una selezione degli studi epicurei di Mitsis, finora mai tradotti in italiano e prima reperibili solo su riviste o monografie specialistiche.
Si è cercato, tuttavia, di dare organicità alla raccolta individuando tre temi chiave nella riflessione di Epicuro: la difesa della responsabilità morale o della libertà del volere, la critica alla paura della morte, la difesa dell’edonismo come via di accesso al bene. Si è poi deciso di selezionare quei saggi in cui Mitsis indaga la ricezione delle analisi epicuree su questi grandi problemi nei filosofi moderni, a partire dall’ipotesi che antichità e modernità non sono necessariamente agli antipodi, come altri hanno argomentato. Da un lato, infatti, i pensatori di età moderna probabilmente ricavarono spunti e argomenti dalla morale di Epicuro. Dall’altro lato, si può riscontrare una sorprendente convergenza di vedute, di metodi o anche solo di intenti tra la filosofia dell’antichità e quella della modernità. Ciò permette di dedurre che la distinzione tra “antico” e “moderno” vale sul piano esclusivamente cronologico. A livello teorico e metodologico, pensatori come Gassendi e Locke potevano benissimo restaurare, con opportune modifiche e differenze, le proposte che erano state già di Epicuro.
Per ciascuno dei tre temi sopraddetti, è invece possibile trovare una tesi chiave. I saggi dedicati alla responsabilità morale sono accomunati dal tentativo di provare che, negli esseri umani, esiste un principio che dipende interamente da noi e che non è riducibile né al fato, né al caso. La consapevolezza di questo potere di auto-determinazione coinciderebbe, a sua volta, con la nostra razionalità, che è talmente potente da riuscire a modificare, migliorare e persino trasformare il carattere che abbiamo ereditato alla nascita, o ricevuto dalla società in cui siamo cresciuti.
Sulla morte, la questione principale è prendere sul serio la tesi in apparenza paradossale e assurda che Epicuro condensa nell’Epistola a Meneceo: morire (“il più terribile dei mali”) non ci danneggia in alcun modo, dunque non è nulla per noi. Mitsis cerca di provare a più riprese che questa affermazione ha senso, se accettiamo due premesse epicuree: A) che noi non esperiamo mai coscientemente la morte – se infatti morire è la cessazione dei sensi, ossia di ciò che ci rende coscienti, allora non possiamo mai avere coscienza di questo evento, dal momento che la morte è proprio ciò che annichila la sensazione; B) che la quantità di tempo vissuto non è rilevante per la felicità, perché ciò che conta è la qualità del tempo trascorso. Se io riesco in pochi giorni a raggiungere una condizione di benessere intensa e profonda, non avrò più ragione di desiderare in futuro qualcosa che possa aumentare o completare questa esperienza di pienezza, dunque non dovrò temere che una morte prematura mi tolga qualcosa di rilevante.
Infine, una terza tesi chiave è quella di pensare all’edonismo come una forma di vita che conduce l’essere umano alla felicità e che non va affatto confusa con la ricerca istintivo o intemperante dei godimenti dei sensi. Il piacere viene identificato da Epicuro con l’atto di soddisfare alcuni bisogni oggettivi, tra cui non patire alcun dolore nel presente come nel futuro e avere la sicurezza di non essere travolti dagli eventi. Tale soddisfazione si raggiunge a sua volta attraverso un sobrio uso della ragione e una condotta di vita improntata a misura, frugalità, saggezza. Sembra insomma paradossale, ma da questo punto di vista l’Epicureismo propone che la vita dedita al piacere e quella condotta con intelligenza coincidono. Quanto più si comprende la realtà per quello che è e si fa retto uso della propria ragione, tanto più si conduce un’esistenza piacevolissima.
Alcuni di questi saggi propongono delle prospettive innovative sull’Epicureismo, in particolare sul versante della sua ricezione, che è una pista di ricerca molto promettente ma che ancora deve essere adeguatamente battuta. Altri approfondiscono delle tesi che Mitsis aveva in parte già elaborato nella sua monografia del 1988, fornendo però molte integrazioni e chiarimenti, oltre che alcune riflessioni che mostrano come l’Epicureismo possa essere di efficacia rilevante per il nostro benessere.
Come è nata la collaborazione tra lei e il professor Mitsis?
Nel 2015, ho avuto modo di scrivere, per la rivista filosofica Syzetesis di Roma, una recensione (https://www.academia.edu/19976809/%CE%A0%CE%B1%CF%81_%E1%BC%A1%CE%BC%E1%BE%B6%CF%82._Note_di_confronto_su_due_studi_recenti_sull_etica_di_Epicuro) della traduzione francese del volume di Mitsis sull’etica di Epicuro, confrontandola con un’altra pubblicazione: il commento di Jan Erik Heßler dell’Epistola a Meneceo (Epikur: Brief an Menoikeus, Basel, Schwabe, 2014). In questa sede, oltre a evidenziare alcuni punti di forza e di originalità del libro, ho anche notato l’assenza di un’indagine della prospettiva teologica epicurea, che per tanti aspetti era considerata rilevante dagli Epicurei per il raggiungimento della felicità o del piacere (mi permetto di rinviare qui alla mia monografia Storia delle antiche teologie atomiste, Roma, Sapienza Università Editrice, 2017). Mitsis ha avuto modo di leggere la recensione e, poiché era alla ricerca di un traduttore italiano delle sue opere, ha deciso di commissionare a me il lavoro.
Possiamo attenderci altri lavori da questa collaborazione?
Al momento, sto facendo da editor e da traduttore del volume di Mitsis sull’etica di Epicuro del 1988, più volte menzionato in questa sede, includendo anche il capitolo sulla morte che era stato aggiunto nell’edizione francese. L’autore e io prevediamo, inoltre, di inserire una nuova sezione sui rapporti tra la teologia e l’etica epicurea, ossia appunto la parte che, nella mia recensione, ritenevo mancante e auspicabile. Il libro uscirà nel 2019 presso l’Erma di Bretschneider di Roma.
Quale è il suo personale rapporto con Epicuro, come studioso e come uomo?
Penso che il piano intellettuale e umano siano tra loro inscindibili. Come studioso, sono interessato all’Epicureismo perché trovo in questo movimento una serie di indicazioni su dove potrebbe risiedere la nostra umanità: nella capacità di usare rettamente la ragione e di raggiungere, per suo tramite, un’esistenza felice e pacifica. Trovo poi particolarmente rilevante, come accennavo, la concezione teologica degli Epicurei. In estrema sintesi, essa formula una concezione alternativa a quella a cui siamo abituati, ossia la credenza in un dio non provvidente e non invasivo, che mostra che la vita di piacere autentico risiede nella sua condizione di massima auto-sufficienza e quiete. Questo confronto con il divino è a sua volta utile a farci comprendere che cosa ci rende umani, quali siano i nostri pregi che ci eguagliano alla divinità e quali i nostri limiti che, invece, ci tengono lontani dalla perfezione e che dobbiamo serenamente accettare. Lo studio è, in conclusione e a mio avviso, un mezzo per conquistare la propria umanità, e viceversa il bisogno di essere umani è una delle cause che danno senso al faticoso proposito di studiare, di approfondire, di apprendere.
La fortuna e l’opportunità di tradurre i saggi di Mitsis mi ha infine indotto ad approfondire a mia volta il tema della ricezione dell’Epicureismo. Adesso mi occupo del recupero, in chiave però sempre dialettica e a volta polemica, della prospettiva teologica epicurea nell’opera del filosofo, scienziato e sacerdote cristiano Pierre Gassendi. Una delle intuizioni più formidabili di questo personaggio è che la divinità che egli concepisce come provvidente ha voluto organizzare il mondo in modo da condurre tutte le creature alla vita piacevole. La sua prospettiva è particolarmente interessante perché sottolinea la sacralità del piacere. La piacevolezza autentica non ci riduce al livello della bestia: al contrario, è quanto rende le nostre vite più simili e vicine al divino.
La libertà, il piacere, la morte. Studi sull’epicureismo e la sua influenza
di Phillip Mitsis
Curatore e traduttore: Enrico Piergiacomi
Editore: Carocci
Data di pubblicazione: 16 gennaio 2019
Pagine: 306
ISBN: 9788843090297
URL: http://www.carocci.it/index.php?option=com_carocci&task=schedalibro&Itemid=72&isbn=9788843090297
Sinossi:
Il volume pubblica una selezione dei saggi di Phillip Mitsis sull’epicureismo, tradotti in italiano per la prima volta. Epicuro è visto qui come un interlocutore vivo, che propone tre tesi sconcertanti ma anche di grande profondità filosofica: l’identificazione della ricerca razionale del piacere con la felicità, l’incapacità della morte di danneggiare i vivi, l’esistenza della libertà del volere e della capacità umana di controllare il proprio destino. L’originalità dell’opera è accresciuta dal dialogo di Mitsis con pensatori di età moderna e contemporanea, che sottolinea la grande importanza ricoperta dall’epicureismo lungo i secoli.